mercoledì 6 marzo 2013

Politica e buone maniere: l'abbigliamento in Parlamento

Quando ero piccola il mio sogno era quello di salvare e aiutare le persone in difficoltà. Ma non volevo essere un medico, io volevo difendere i diritti umani e far regnare la pace. Avevo solo 16 anni ed ero molto diversa da ora: dark, alternativa e poco attenta alle regole. Ricordo sempre che dicevo "quando sarà all'ONU non potranno dirmi niente se andrò vestita con gli anfibi, i pantacollant con le spille da balia e la maglia rotta. Loro sono diversi, credono nella diversità delle persone e accettano tutto!" Ma mio padre mi diceva sempre "Ricorda, ogni posto ha le sue regole, anche se non scritte, e ogni ambiente ha il suo abbigliamento, anche se nessuno lo dice o lo pretende, bisogna rispettarlo. Rispettare questo vuol dire rispettare anche gli altri".
Non ho voluto crederci finchè ho capito che, ostentare in modo risoluto le mie frivole necessità, poteva essere un modo per ostacolare il tranquillo modo di vivere di qualcun altro. Poteva essere il datore di lavoro che era in difficoltà alle riunioni oppure la persona anziana che curi in difficoltà davanti ad una gonna troppo corta, ma anche un politico in piedi davanti ai colleghi del Parlamento con la cresta, i piercing e la maglia sudicia. 

Legally blonde 2
Il Parlamento, per quanto purtroppo ormai sia diventato una specie di parco giochi, è un luogo solenne, pieno di persone diverse tra loro e ricco di significato. Chi lavora al suo interno deve per forza fare attenzione al modo con cui si veste, come in ogni altro luogo di lavoro ovviamente. La differenza è che, se mentre nel normale posto di lavoro privato non ci controlla nessuno, in un posto pubblico come il Parlamento si è sempre sotto i riflettori ed ogni passo falso può diventare negativo. 
Capisco i tanti giovani che pensano di avere il diritto di restare fedeli alla linea. Anzi no, a dire il vero non li capisco, perchè non capisco come sia possibile accettare di lavorare in un  luogo fatto di regole senza però rispettarle.

Barak Obama: esempio di eleganza e sobrietà

Sono poche le regole da tenere presente, prima tra tutte la sobrietà: quindi accettati pantaloni, giacche, camicie e golf per l'uomo, tailleur, abiti o spezzati per la donna, senza esagerare ovviamente con gli accessori troppo grandi (gioielli esuberamti), scomodi (tacchi altissimi o sandali gioiello) e con il trucco (parola d'ordine sempre sobrietà).
Per quanto riguarda i colori, meglio se neutri, ottimi il nero e il blu, banditi i colori fluo.
Quanto ai capelli, evitiamo rasta (anche perchè denotano una scarsa igiene personale), colori strani o pettinature improbabili.
Assolutamente vietato: scollature volgari, shorts, occhiali da sole nelle stanze, minigonne, autoreggenti visibili, jeans a vita bassa con slip visibile, infradito o ciabatte, le mezze maniche per gli uomini.

E ricordate sempre: la libertà è fatta di regole.

Scandal

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